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Euripide in salsa Pirandello al Teatro Greco di Palazzolo Acreide. E dall '11 al 31 maggio anche il Festival internazionale del teatro dei giovani
martedì 10 maggio 2005
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Prendi Eschilo, Sofocle ed Euripide e falli parlare il dialetto siciliano .Potrebbe risultare un giochetto di intrattenimento alla Franco e Ciccio oppure alla Andrea Camilleri.Ma per Luigi Pirandello ( che era Luigi Pirandello ) si rivelò una impresa di alto valore letterario e dai grandi effetti teatrali. D’altra parte la gestualità, i fonemi, la musicalità stessa della parlata siciliana, non può non conservare il sapore dell’antica tragedia greca. Se la Sicilia fu a suo tempo l’epicentro della civiltà classica ,ciò che resta dei suoi teatri antichi è testimone di questo straordinario passato. Ed è nel più piccolo e prezioso di questi Teatri greci, quello di Palazzolo Acreide, che l’Istituto del dramma antico di Siracusa ha scelto di aprire l’11 maggio il quarantunesimo ciclo delle rappresentazione classiche con la prima nazionale di ”U Ciclopu”, il dramma satiresco di Euripide, ridotto in siciliano da Luigi Pirandello, giunto integro e preziosissima testimonianza di un genere quasi sconosciuto. Una rielaborazione in chiave farsesca del celebre episodio omerico con Polifemo, il mostro cannibale e selvaggio, trasformato in una rozza figura di prepotente semicivilizzato, a cui fanno da corteggio il coro dei Satiri e Sileno, ancestrali creature approdate nell’isola del Ciclope dopo uno sfortunato naufragio.’’Volendo lavorare sulle forme rituali della spiritualità’ siciliana, ho immaginato il Ciclope come un dio adulato nelle processioni, e al quale vengono dedicate musiche e canti che sono proprie delle feste religiose dell’entroterra siciliano - spiega Vincenzo Pirrotta, il regista che è anche il protagonista dello spettacolo - L’incontro con la cultura greca e con Ulisse parte con una novità’ di mia invenzione , quale il canto delle sirene che precede l’arrivo di Ulisse in Sicilia come se l’eroe fosse già’ posseduto dalla magia del loro canto”.

Nel solco della tradizione l’allestimento che l’INDA ha voluto per i due spettacoli che si svolgeranno dal 13 maggio nella grande cavea del Teatro Greco di Siracusa :”Sette contro Tebe” di Eschilo (su regia di Jean Pierre Vincent) e l’”Antigone” di Sofocle, (con Galatea Ranzi e Alessandro Haber con le musiche di Vangelis) per la regia di Irene Papas. Anche se alla vigilia le polemiche non sono mancate. Luciano Damiani, uno degli scenografi più rilevanti del panorama artistico italiano e internazionale ha reso pubblica una lettera in cui ha preso decisamente posizione: secondo la sua missiva il Sovrintendente del teatro gli aveva urlato al telefono:”Mi hai messo nei guai, hai fatto uno spettacolo politico!” e così il suo progetto di scenografia e lui stesso erano stati messi alla porta.

In che cosa consisteva il progetto scenico? Irene Papas ”ha purgato le scene delle statue dei Sumeri e mantenendo l’idea delle statue le ha sostituite con quelle greche; ha tolto le divise mimetiche dei soldati greci, perché ritenute troppo americane… e ha fatto fare altri costumi.”

Che c’entrano i Sumeri con la Tebaide? Ovviamente niente. Ma se ricordiamo che i Sumeri abitavano nelle regioni che oggi costituiscono l’Iraq, si comprende il senso della loro ipotizzata presenza in scena. “Modernizzare? E che vuol dire?”- ha tuonato Irene Papas- Non puoi lottare contro questi giganti del Pensiero che amavano i loro compagni mortali dal profondo. Non erano ”clienti”. Perciò restano imbattibili. E’ già tanto difficile conservare un universo sconfinato di cui ci sfugge tutto, la lingua specialmente.”

Conservare , dunque. Innovare , ma senza rivoluzioni. Per farlo l’INDA organizza da undici anni a Palazzolo Acreide(città “patrimonio mondiale” dell’Unesco) anche il Festival Internazionale del teatro classico dei giovani. Quest’anno arriveranno cinquanta gruppi teatrali, costituti dagli studenti dei Licei italiani e stranieri:da Sofia, Cordoba, Zagabria, Mons, Atene. Reciteranno Le Baccanti, l’Antigone, Gli Uccelli, l’Elettra, la Medea, l’Edipo Re. Un evento unico. Lo scenario sarà quello del piccolo teatro dell’antica città greca di Akrai, interamente scavato nella roccia, con i suoi seicento posti, uno accanto all’altro, senza soluzione di continuità. Uno straordinario gioiello di architettura che Ettore Romagnoli chiamò “teatro del cielo”, posato sulla vetta di un colle come una conchiglia : da una parte la visione della vallata Iblea verso Ragusa, dall’altra la valle di Pantalica verso Ortigia.. ” E’ una delle più felici intuizioni di Giusto Monaco, il fondatore dell’INDA, per trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura classica che poi non sono altro che valori veri della vita- ricorda il giovane sindaco di Palazzolo Acreide, Domenico Nigro- Un modo per rinsaldare il legame tra l’Europa e la Grecia , le nostre radici storiche e culturali. ”

(Il Tempo - 13 maggio 2005)

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