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La farmacista vende la licenza e manda a casa i dipendenti. Ma Palazzolo tace.
martedì 2 gennaio 2007
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Sto trascorrendo,come di consueto, le feste di Natale nel mio paese, Palazzolo Acreide,in provincia di Siracusa. Qui ci sono i ricordi di una infanzia felice e le “premure” gentili di tanti parenti ed amici generosi. C’è una piccola farmacia al centro della città, in Piazza del Popolo. La titolare, una anziana e arzilla signora di ottanta e passa anni, ha deciso di cedere, dal primo gennaio, la sua piccola azienda ad uno sconosciuto professionista di Agrigento, per la modica cifra di due milioni di euro. Pare che l’improvvisa decisione di vendere ad un ricco “forestiero” sia stata caldeggiata da un vecchio politico locale, il quale, evidentemente, avrà avuto la sua convenienza(il lupo perde il pelo ma non il vizio…). A nulla sono servite le laute offerte di alcuni palazzolesi volenterosi, disposti a rilevare quella farmacia, proprio per evitare che finisse nella mani di un forestiero.

Prima di cessare la sua attività, l' anziana e arzilla farmacista, ha pensato bene di licenziare anche i dipendenti, per evitare grane al nuovo proprietario. Un atto discutibile sul piano giuridico. L’ultimo giorno di lavoro la farmacista voleva chiamare un fotografo per immortalare persino la scena della chiusura ed il licenziamento di quei poveretti. Ma i cinque dipendenti si sono rifiutati di recitare questa inutile comparsata. Dal primo gennaio, dunque, il mio paese di novemila anima, ha perso cinque posti di lavoro. Nessuno ha detto niente. Nessuno ha sentito il bisogno di protestare. Per carità, gli affari sono affari. E poi che cosa sono cinque posti di lavoro, direte voi? Una goccia nell’oceano. Magari uno di quei cinque poveretti,il più anziano, sarà riassunto dal nuovo farmacista. Chissà? Ma questa vicenda è emblematica sul destino che sta toccando inevitabilmente al mio paese. Quasi tutti i giovani, un po’ per moda , un po’ per necessità, frequentano le università sparse in tutta la penisola. Ma dopo la laurea quasi tutti non torneranno più. Nessuno vuole fare più il commerciante o l’artigiano. Se si esclude l’eroico Franco Gallo e la sua bella cooperativa vinicola, gli altri fortunati imprenditori di Palazzolo preferiscono investire altrove. Negli ultimi anni, nessuno di loro ha scommesso una lira sul proprio paese. In compenso stanno arrivando a Palazzolo tanti forestieri che aprono attività commerciali: abbigliamento, elettricità, strumenti musicali, bigiotterie. Solo i ristoratori ed i macellai si sono salvati dall’invasione di questi ”stranieri”. A Palazzolo ci sono persino tre negozi aperti da cittadini cinesi. Aprono, vendono qualcosa, non investono, e poi vanno via. Approfittano della legge che ha liberalizzato le licenze commerciali(escluse le farmacie…). E, inoltre, per due anni, non pagheranno una lira di tasse e contributi. Una manna dal cielo. E’ un fenomeno che ha toccato altri comuni della zona. A Noto, per esempio, non troverete più un negozio di netini (“baddusi”), i quali pensano ad altro. Come pure i palazzolesi. Nel deserto totale, l’unica novità curiosa è rappresentata da Rosario Scrofani, un ex falegname che ha deciso di investire tutti i suoi guadagni nel calcio. “Presidenti”, lo chiamano tutti, in paese. Ha speso 300 mila euro per rimettere a posto il campo di calcio,gli spogliatoi e la piscina comunale. Costruisce porte nella sua azienda, gestisce un ristorante, gira con una Ferrari testarossa, saluta tutti con una grande gentilezza. Il Palazzolo calcio( e non solo quello) è nelle sue mani…
Buon anno a tutti.

Palazzolo 2 gennaio 2007



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