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Quei fischi preventivi alla Fiat di Mirafiori ai tre sindacalisti
venerdì 8 dicembre 2006
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C’ero anch’io mercoledì scorso a Torino, alla Fiat di Mirafiori, alle assemblee dei tre leader sindacali, Epifani, Angeletti e Bonanni. Vi assicuro che non è stato uno spettacolo piacevole:Il problema è che non tocca al sindacato andare a spiegare o a giustificare le scelte economiche del Governo. Il sindacato deve rendere conto ai propri iscritti delle proprie azioni. Non deve pagare per colpe altrui. Per questo mi ero opposto invano alla presenza a Mirafiori delle televisioni e dei giornalisti. Non sono stato ascoltato. Capita(per fortuna rare volte). Era facile prevedere che alcuni gruppi di provocatori e di estremisti si sarebbero messi in mostra. Naturalmente è fin troppo semplice scrivere oggi che sapevo già come sarebbe andata a finire. Mirafiori è una specie di girone infernale, un' enorme città-fabbrica che traspira frustrazioni, esasperazioni, conflittualità. Non a caso lì è nato, trovando l’umus favorevole, il terrorismo negli anni settanta. Quei capannoni, un tempo stracolmi di operai, erano il luogo preferito per misurare il termometro della classe operaria.Un’intera classe politica, di destra e di sinistra, da Giuliano Ferrara(negli anni settanta era il segretario del PCI torinese) a Piero Fassino, da Cesare Damiano a Fausto Bertinotti, veniva ad arringare le folle ai canvelli di Mirafiori contro la Confindustria ed i governi democristiani, “servi degli americani”. E quando anche i sindacalisti ( Lama e Carniti) venivano a spiegare i drammatici accordi sindacali(come nel 1980), venivano contestati aspramente e persino picchiati. Oggi gli operai di Mirafiori sono numericamente molto meno di trent’anni fa. Sono quasi tutti diplomati e ben informati. Ma è rimasto quel clima un po’ velleitario,una prevenzione ideologica che non apprezza alcuna mediazione. Per una parte degli operai di Mirafiori i politici ed i sindacalisti sono tutti uguali. I dirigenti della Fiat sono tutti in cattiva fede. E' un qualunquismo che mette tutti sullo stesso piano: Berlusconi e Prodi, fascisti e comunisti, laici e cattolici, persino sbirri e mafiosi. E se qualche volta il sindacato si assume le proprie responsabilità, trattando con i governi e con le imprese, vuol dire che ha tradito i lavoratori. Per fortuna non tutti la pensano così a Mirafiori e nelle altre fabbriche italiane. In giro c’è malessere, sfiducia. La gente fa fatica ad arrivare alla fine del mese con mille euro al mese . Ed il sindacato deve sforzarsi di parlare di più con tutti i lavoratori, affrontare i problemi ,capire se le critiche hanno un fondamento. Tuttavia la contestazione non può essere preventiva, “a prescindere”, come diceva Totò. Questo è accaduto mercoledì scorso a Torino. Speriamo che rimanga un episodio isolato.

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