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Stefano Ricucci è stato scarcerato. Ecco la storia dell'odontotecnico più famoso d'Italia
mercoledì 12 luglio 2006
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Sono il figlio di un autista dell’Atac che da quando ha 14 anni lavora senza l’aiuto di nessuno”. Cosi’ amava presentarsi Stefano Ricucci, l’ex uomo nuovo della finanza italiana, quando era sulla cresta dell’onda, accreditando un’immagine da ’self made man’. Noi siamo stati forse i primi a parlare di questo personaggio da avanspettacolo. Nato nei Castelli Romani, a Zagarolo, l’11 ottobre 1962, Ricucci frequenta la scuole medie a San Cesareo. Poi si mette a fare il cameriere e a vendere bibite, prima di iscriversi all’istituto Eastman del Policlinico di Roma dove studia da odontotecnico. Mentre frequenta i corsi, il giovane Ricucci arrotonda facendo pratica in uno studio dentistico della periferia romana, a Centocelle. ”Pulivo i locali, spiavo i medici e imparavo”, rivelera’ poi. Preso il diploma, viene assunto come odototecncico all’Eastman, a un milione e 200 mila lire la mese. Ma - raccontera’ lo stesso ’enfant prodige’ della finanza - gia’ pensava da imprenditore e quindi recluta cinque dentisti che, pagati a percentuale, cominciano a lavorare per lui in due studi che apre a San Cesareo e Palestrina. Gli affari vanno bene e cosi’ arriva l’apertura di un altro studio a Carchitti e una collaborazione stretta con il laboratorio ’Smile’ che fornisce al lanciatissimo odontotecnico i materiali professionali. Da li’ a poco il futuro marito di Anna Falchi entra in societa’ con i proprietari dello stabilimento e in pochi mesi conquista la maggioranza della societa’. ”A 23 anni fatturavo gia’ 6 miliardi”, sintetizzera’ poi lo stesso Ricucci. Passano pochi anni e siamo gia’ alla fase ’immobiliarista’. Appena diciannovenne, e mentre lavora con gli studi dentistici, il protagonista della storia si lancia anche nel mattone. L’occasione e’ fornita da sua madre Gina che eredita un terreno edificabile. Fiutando il ’business’, il figlio tenta inutilmente di costituire una societa’ con un imprenditore del settore. L’offerta viene respinta, ma gli viene proposto di scambiare il pezzo di terra con tre appartamenti. Un affare che, secondo quanto raccontato da Ricucci, fruttera’ 249 milioni di lire, la prima succosa plusvalenza, visto che poi riesce a vendere gli immobili alla cifra di 376 milioni. A questo punto diventa tutto un crescendo di guadagni. Si mette in affari con Gino Mistura, un costruttore che a Zagarolo sta realizzando un centro commerciale, e acquista 10 negozi nello ’shopping center’ che subito rivende con un’operazione lampo che gli frutta 2 miliardi e 150 milioni. A stretto giro di posta si presenta a Roberto Ponzo, un costruttore impegnato a Finocchio. Questa volta acquista 5 negozi e 16 appartamenti che in parte affittera’ e in parte vendera’ con un’altra ricca plusvalenza. A 27 anni fonda la Magiste che gestisce un giro sempre piu’ grande di appartamenti, villini, negozi e altre attivita’ immobiliari. Arriva, pero’, anche il primo incidente di percorso. La societa’ di costruzione Cosport, di Ricucci e di altri imprenditori della zona, finisce pignorata, ma l’imprenditore esce dalla vicenda senza danni. A meta’ degli anni Novanta arriva il vero salto di qualita’. Ricucci liquida parte delle sue attivita’ e si trasferisce a Roma dove, grazie ai finanziamenti delle banche, compra e vende sempre di piu’. E’ un giro imponente: centri commerciali, appartamenti e immobili di lusso nel centro storico della capitale. Nel 2001 l’ingresso nella finanza: si rivolge a Emilio Gnutti, per vendergli parte dei suoi immobili. In cambio incassa 340 miliardi, ma acquista anche una quota in Hopa e il 5% di Investimenti Immobiliari lombardi e una partecipazione in Banca Valori. Nel suo portafoglio entra anche il 4,99% della Popolare di Lodi. Ormai sotto la luce dei riflettori, l’immobiliarista da’ inizio ai ’raid’ su Capitalia e Bnl e fa il suo ingresso alla grande anche nel mondo del jet-set. Dopo essersi separato dalla prima moglie da cui ha avuto un figlio, Edoardo, si fidanza con Anna Falchi, che sposa nel luglio dello scorso anno, a Porto Santo Stefano con un cerimonia fastosa. E’ un’estate di giochi pirotecnici anche sul fronte delle speculazioni finanziarie. Ricucci tenta la carta piu’ ambiziosa: la scalata al gruppo Rcs. E’ pero’ l’inizio della caduta per l’Icaro della finanza italiana che finisce indagato per aggiotaggio. Per mesi si susseguono gli interrogatori e le perquisizioni. Poi, il 18 aprile scorso, il clamoroaso arresto. All’accusa inziale si aggiungera’ anche quella per bancarotta fraudolenta. Ricucci finisce in cella dove si chiude in se stesso, rifiutando anche l’ora da’aria per evitare il contatto con gli altri detenuti. Durante i tre mesi di detenzione, gli avvocati dell’immobiliarista intavolano una fittissima trattativa con il principale creditore della Magiste, la Banca Popolare Italiana, per scongiurare la richiesta di fallimento della societa’ di Ricucci da parte dei magistrati. E’ un continuo scambio di missive e di incontri tra i legali delle parti, sempre sotto la spada di Damocle del ’crack’. L’epilogo inevitabile arriva il 28 giugno: la Procura di Roma formula parere negativo alla richiesta di concordato preventivo e chiede di portare i libri in tribunale. Oggi, con la scadenza dei termini di custodia cautelare, la scarcerazione.

Roma 12 luglio 2006
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